Ernesto Capasso - Ho visto Nina volare. La fiaba e l’infanzia nella canzone italiana (2014)
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"Saggio bellissimo, da leggere, sottolineare (a matita) e citare, raccontare, perché è puro amore che sfiora, solletica, serpeggia, invita a capirci e a non temere, ma soprattutto a non temerci". Così Roberto Vecchioni, nella prefazione, definisce "Ho visto Nina volare. La fiaba e l'infanzia nella musica leggera italiana", il libro del giornalista Ernesto Capasso che racconta le storie nascoste dietro le canzoni, utilizzando come filo conduttore il tema della fiaba e dell'infanzia. "I sogni son desideri", recita la celebre melodia della Cenerentola Disney. Oltre ai sogni, anche le canzoni possono rivelare desideri autentici. Nel libro l'autore, con la puntualità dello studioso e l'entusiasmo dell'appassionato, ci accompagna alla scoperta delle canzoni in cui i cantautori italiani hanno utilizzato il canovaccio della fiaba e dell'infanzia per raccontare i propri mondi interiori, facendo così risaltare, spesso con risultati straordinari, il contrasto tra un abito narrativo rivolto a un pubblico infantile e temi pensati per uno adulto. In Ho visto Nina volare, Fabrizio De André coglie l'immagine della libertà nel volo, fra le corde di un'altalena, di una bambina; Edoardo Bennato in Burattino senza fili, mettendo in musica la storia di Pinocchio, racconta il conflitto tra l'individuo e il potere; in Alice, Francesco De Gregori canta l'inafferrabilità del reale; Roberto Vecchioni, in Ninni, si rivede bambino. La fiaba è una narrazione fantastica di cui la musica fa proprie le atmosfere e i personaggi. Buoni e cattivi si confondono, i ruoli si invertono e niente è scontato. I cantautori reinventano personaggi e colori rivestendoli di contenuti originali. L'infanzia è la stagione fatata che nell'ispirazione musicale diventa un paesaggio della mente, e nelle cui irregolari geografie possiamo ritrovare voci e pensieri del nostro ieri. Viaggiando lungo le traiettorie emotive del passato, anche gli scrittori di canzoni rivivono la propria fanciullezza, perché il desiderio di ritrovare il bambino sperduto nei labirinti dell'io è un'esigenza che nutre e dà respiro al percorso di ogni artista e di ogni individuo.
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