Lars von Trier è indiscutibilmente uno dei registi più significativi del panorama cinematografico degli ultimi anni, nonché contenditore del titolo di migliore autore di film della Danimarca.
La sua relazione col cinema inizia presto, da quando la madre gli regala ad 8 anni la sua prima 8mm e subito fioccano cortometraggi. Da allora, è stato un flusso di sperimentalismo eclettico sviluppato a blocchi di trilogie - o meglio trilogie e duologie - a comporre i tasselli di un ricco mosaico: "Faccio film per me stesso", è il bisogno primordiale alla base di più di cinque decenni di attività.
Organizzato intorno a due coppie di film del regista, abbinati per affinità elettive e divergenze evidenti, il presente lavoro indica come vari generi, varie tecniche, varie scelte stilistiche, sono in realtà legati da fili conduttori tematici che emergono come creste di onda. In questo, pur cambiando approcci e metodo di lavoro, pur maturando consapevolezze ulteriori, Lars von Trier è rimasto fedele alla sua missione: “Mi sento un po' come un esploratore che è stato lanciato su un’isola deserta e a cui è stato detto di andare verso est”, con l’ambizione di realizzare qualcosa quanto mai autentica ed espandere il mezzo cinematografico.
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