Gianni Dubbini Venier, Giovanni Fantoni Modena - Fuga dalla fortezza celeste (2024)
Nel marzo 1942, al largo dello Stretto di Malacca, un idrovolante scorge in mare quelli che sembrano naufraghi su una scialuppa. Sono militari inglesi vestiti di stracci. Le notizie che riporta quel manipolo di uomini salvato dai flutti appaiono incredibili: Singapore, la «fortezza celeste», difesa dai suoi giganteschi cannoni, è caduta in mano ai giapponesi. È la più grande sconfitta dell’impero britannico, ammetterà Winston Churchill. Tra quegli uomini c’è Charles McCormac, ufficiale della raf di stanza a Singapore. Charles parla malese e ha sposato Pat, la pronipote di un capo tribù del Borneo. Mentre guardano Londra bombardata nei cinegiornali pensano: qui la guerra non arriverà mai. Solo poche settimane dopo Charles sarà catturato dal Kempeitai, l’equivalente giapponese della Gestapo. Viene sottoposto a brutali interrogatori e il suo destino sembra essere quello di morire a Singapore, se non fosse per l’incontro con un personaggio straordinario: Donaldson, un burbero australiano che non conosce la paura. Deportati insieme nel campo di concentramento di Pasir Panjang, Charles e Donaldson riescono a organizzare l’impensabile: convincono altri quindici prigionieri a scappare. La loro fuga non si conclude nelle acque dello Stretto di Malacca. I profughi vengono trasferiti dalla costa malese a quella indonesiana. Lì dovranno sopravvivere in una giungla infestata dalle guardie imperiali giapponesi. In una crudele selezione naturale, Charles marcia sotto il sole con l’obiettivo di raggiungere l’Australia, nella vana speranza di ritrovare il suo amore scomparso, Pat.
Sono stati avvistati. Dopo alcuni volteggi, osservano il Dornier toccare l’acqua e fermarsi a poche centinaia di metri. Distinguono dei volti dietro al perspex trasparente della cabina di pilotaggio, fino a che un’ala si ferma sopra di loro, coprendoli dal sole. I Dornier sono idrovolanti molto simili ai Catalina, ma tra i quattro solo Charles sa dove vengono fabbricati. D’un tratto il sorriso di Skinny si spezza, congelandosi in un’espressione folgorata.
Una storia che sembra un romanzo ma è assolutamente reale: il frutto di anni di ricerche nei musei e negli archivi, oltre che nei ricordi della famiglia McCormac.
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