"Fino agli anni Ottanta del secolo scorso, di Leo Popper sapevamo quasi solo quel che filtrava dai documenti della sua amicizia con Gyòrgy Lukàcs. Popper era noto infatti come il destinatario del saggio in forma di lettera che apre L'anima e le forme o come l'autore di uno scritto su Bruegel il Vecchio citato per esteso ancora nell'Estetica degli anni Sessanta. Le carte private e le note di lavoro ritrovate dopo la morte di Lukàcs avevano poi consentito di moltiplicare i riferimenti e le notizie: era venuto alla luce il carteggio di cui il filosofo era rientrato in possesso poco dopo la morte dell'amico, avvenuta il 22 ottobre 1911, erano stati recuperati scritti nei quali veniva richiamata una teoria dell'equivoco e del malinteso estetico dai contorni rimasti vaghi', infine ricompariva lo stesso rimando al saggio su Bruegel utilizzato nell'Estetica della maturità. Fra le carte di Lukàcs si trovava inoltre un Diario degli anni 1910 la cui conclusione coincide con il lutto per la scomparsa di Leo, non ancora venticinquenne, seguita a lunghi soggiorni nei sanatori che abbiamo imparato a conoscere dalla letteratura d'inizio secolo: St. Gilgen, Wengen, Davos e Görbersdorf, la sua ultima stazione, a pochi chilometri da Dresda."
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