"Incontrammo Amira alla fine del giro degli avvoltoi, quello che noi inviati facciamo quando, a corto di notizie, dobbiamo comunque mettere in piedi un servizio. Indossava un abitino azzurro con disegni piccoli. Sembrava sorridesse ma era immobile, fredda e grigia come il letto di metallo su cui era stesa, nella morgue dell'ospedale. Il cecchino l'aveva colpita appena era uscita dal cortile a raccogliere la sua palla, sotto gli occhi inorriditi degli amichetti." Così, ancora attonito, Franco Di Mare rievoca un servizio fatto a Sarajevo nell'ormai lontano 1992. È solo il primo dei suoi tanti ricordi di inviato nelle zone calde del pianeta, dall'Iraq al Kosovo, dal Libano al Ruanda, dall'Algeria all'Afghanistan, passando per la Somalia e il Mozambico.
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